Ogni qualvolta parliamo di un sistema integrato, che esso sia di tipo residenziale o no, stiamo parlando implicitamente di protocolli di comunicazione, indipendentemente dal tipo di sistema o sistemi che stiamo utilizzando.
Ecco perché quando realizziamo un impianto domotico una delle prime scelte tecniche che dobbiamo fare riguarda il sistema da utilizzare e quindi il rispettivo protocollo di comunicazione e mezzo trasmissivo.
LAYERS ISO/OSI
Là dove sorge la necessità di effettuare uno scambio di informazioni tra due o più fonti, si necessita dell’adozione di un protocollo di comunicazione che controlla, regola e scandisce metodologie e tempistiche della comunicazione.
Per definizione, il protocollo è costituito da serie di standard che regolano la successione e lo scambio d’informazioni fra due o più dispositivi.
La trasmissione d’informazioni avviene a livello fisico attraverso mezzi trasmissivi, come i convenzionali semi conduttori, fibre ottiche, onde radio, onde convogliate, infrarossi.
Lʼaspetto fisico non è l’unico interessato dai protocolli, anzi essi nascono soprattutto per la gestione di quei servizi necessari al mantenimento e al controllo logico della comunicazione (controllo di conflitti su una rete, sincronizzazione del clock tra trasmettitore e ricevitore, gestione delle precedenze sul bus trasmissivo, ecc.).
Questi ambiti sono stati suddivisi in gruppi e standardizzati per consentire una gestione universale e convenzionale dell’architettura dei protocolli stessi, attraverso uno standard chiamato Layers ISO/OSI rilasciato dall’ente internazionale di standardizzazione ISO.
Il modello ISO/OSI, concepito per reti di telecomunicazioni a commutazione di pacchetto, è costituito da una pila (o stack) di protocolli attraverso i quali viene ridotta la complessità implementativa di un sistema di comunicazione per il networking.
In particolare ISO/OSI è costituito da strati (o livelli), i cosiddetti layer, che definiscono e racchiudono in sé a livello logico uno o più aspetti fra loro correlati della comunicazione fra due nodi di una rete.
I layers sono in totale 7 e vanno da quello fisico (mezzo fisico, ossia del cavo o delle onde radio) fino al livello delle applicazioni, attraverso cui si realizza la comunicazione di alto livello.
MEZZI TRASMISSIVI
A questo punto, dopo aver fatto chiarezza su alcuni argomenti d’importanza fondamentale per la comprensione del tema in analisi, è possibile approcciarsi ai principali mezzi trasmissivi, ovvero il mezzo attraverso il quale gli “oggetti” appartenenti alla rete del nostro sistema integrato riescono a “parlare” e quindi scambiarsi informazioni reciprocamente.
Essi hanno caratteristiche di efficienza, in termini di velocità e distanza di comunicazione molto discordanti tra loro, ma proprio per questo permettono una riflessione, quando in fase di progetto si deve decidere se optare per uno piuttosto che per un altro.
DOPPINO (Twisted Pair) Tipicamente il doppino è costituito da una coppia di conduttori ritorti mediante un processo di binatura. Quest’ultima ha lo scopo di equalizzare mediamente i campi elettromagnetici esterni dei due conduttori. Impiegando poi una tecnica di trasmissione differenziale, sarà possibile eliminare ulteriori disturbi. Il doppino può essere singolo (una sola coppia) oppure in treccia di una moltitudine di coppie (ad esempio nei cavi del cosiddetto “ultimo miglio”). In questo caso ogni coppia presenta un passo di binatura diverso, per ridurre il più possibile il fenomeno di diafonia tra le varie coppie contigue e, per consentirne l’individuazione, un conduttore per coppia è distinto da una codifica stampata sull’isolamento, diversa per colore e lunghezza della banda colorata.
Questa soluzione è forse fino ad oggi la più utilizzata per tutti i vari sistemi domotici in commercio.
ETHERNET
Universalmente il principale standard per le comunicazione di rete su piccola-media scala garantisce velocità di trasferimento da 10 a 100 Gb/s, non richiede schede di rete particolarmente complesse e costose, è resistente alle interferenze perché composto da conduttori incrociati e adeguatamente isolati. Deve il suo successo commerciale anche all’introduzione dei protocolli TCP/IP che permettono migliori prestazioni rispetto ai vecchi conduttori coassiali, largamente utilizzati fino agli anni ’90.
Una grossa limitazione propria delle connessioni ethernet è la lunghezza fisica di queste, limitata dal decadimento del segnale digitale con conseguenti perdite di Informazioni (Pacchetti, in gergo TCP/IP), che può essere risolta aumentando non molto il costo dell’infrastruttura di rete con l’utilizzo di Hub, Bridge e Router che permettono la rigenerazione del segnale in maniera analogica o digitale a seconda del device utilizzato. Essi permettono inoltre di suddividere la rete in molte reti più piccole e interconnesse.
WIRELESS
In informatica e telecomunicazioni il termine wireless (dall’inglese “senza fili”) indica una comunicazione tra dispositivi elettronici che non fa uso di cavi. Per estensione sono detti wireless i rispettivi sistemi o dispositivi di comunicazione che implementano tale modalità di trasmissione. I sistemi tradizionali basati su connessioni cablate sono, invece, detti wired.
Generalmente il wireless utilizza onde radio a bassa potenza; tuttavia la definizione si estende anche ai dispositivi, meno diffusi, che sfruttano la radiazione infrarossa o il laser.
POWERLINE
È una tecnologia per la trasmissione di voce o dati che utilizza la rete di alimentazione elettrica come mezzo trasmissivo. Si realizza sovrapponendo al trasporto di corrente elettrica, continua o alternata a bassa frequenza (50 Hz), un segnale a frequenza più elevata che è modulato dall’informazione da trasmettere. La separazione dei due tipi di correnti si effettua grazie al filtraggio degli intervalli di frequenze utilizzate.
Questo sistema è quello che, implicitamente, utilizziamo ormai da anni nelle nostre case per ricevere il segnale ADSL dal gestore telefonico.
LA “LINGUA”
Abbiamo illustrato il “mezzo” attraverso il quale i dispositivi del nostro sistema possono comunicare, ma ci resta da capire che “lingua” parleranno tra loro (protocollo di comunicazione).
È stato, fin qui, analizzato come il modello ISO/OSI definisce le regole e i livelli di comunicazione nei sistemi digitali, ma sull’alfabeto che verrà utilizzato ogni sistema domotico ha libertà di definizione.
Per utilizzare una metafora, la “lingua” è l’insieme di regole e lettere che permettono ad ogni cittadino di un determinato paese di potersi scambiare “informazioni” con altri, intraprendere una conversazione e quindi stabilire un dialogo.
È chiaro, quindi, come questo abbia non poca importanza ed abbia rappresentato uno degli aspetti fondamentali nella creazione dei vari sistemi esistenti.
Nel mondo dei sistemi integrati, ed in generale dell’automazione, sin dagli anni ʼ80 i vari produttori hanno lavorato alla creazione di “alfabeti” e quindi protocolli di comunicazione per i loro sistemi e nel tempo ciò ha portato principalmente a due tipologie di protocolli: Standard e Proprietari.
Per dare una spiegazione semplice ed allo stesso tempo esaustiva di questi due tipi, possiamo dire che, il primo è un protocollo di comunicazione scelto ed adottato da più di un produttore di dispositivi e che quindi hanno tutti in comune la stessa “lingua” mantenendo le relative caratteristiche tecniche e logiche, il secondo è legato esclusivamente al produttore di dispositivi che lo ha sviluppato e che quindi baserà su di esso il metodo di comunicazione della propria famiglia di prodotti.
Entrambe le tipologie hanno pregi e difetti. Il vantaggio principale dei sistemi standard è l’interoperabilità, ovvero permettere la comunicazione, senza nessun problema, tra dispositivi di produttori diversi che però adottano lo stesso standard. I protocolli proprietari hanno normalmente un prezzo inferiore e quindi si sono adattati bene al mercato residenziale dove la quotazione economica dell’impianto ha una valenza importante.
Resta comunque scelta del professionista e dell’installatore capire quale sistema è più adatto al lavoro che deve eseguire, è quindi fondamentale che gli operatori di questo settore abbiano conoscenza, anche superficiale, di quali e quanti sistemi è possibile utilizzare; in modo che la propria scelta ricada sempre su quello che meglio si adatta alla realizzazione da eseguire e che è in grado di ricoprire a pieno le funzionalità richieste e previste.
Introduciamo alcuni dei principali protocolli di comunicazione standard e proprietari presenti sul mercato Italiano.
MODBUS
Il Modbus è un protocollo di comunicazione seriale creato nel 1979 da Modicon (azienda ora parte del gruppo Schneider Electric) per mettere in comunicazione i propri controllori logici programmabili (PLC). È diventato uno standard de facto nella comunicazione di tipo industriale, ed attualmente è uno dei protocolli di connessione più diffusi al mondo fra i dispositivi elettronici industriali. Il principale motivo di un così elevato utilizzo del Modbus rispetto agli altri protocolli di comunicazione sta nell’essere un protocollo pubblicato apertamente e royalty-free.
Esso consente il dialogo fra diversi dispositivi connessi alla stessa rete, per esempio un sistema che misura la temperatura e l’umidità e comunica il risultato a un computer. Modbus è spesso usato per connettere un computer supervisore con un’unità terminale remota (RTU) nel controllo di supervisione e sistemi di acquisizione dati. Esistono due versioni del protocollo: su porta seriale (RS232 di default, ma anche RS485) e su Ethernet.
A ogni periferica che necessita di comunicare per mezzo del Modbus viene assegnato un indirizzo unico. Ognuna di queste può inviare un comando Modbus, sebbene generalmente (nel seriale obbligatoriamente) solo una periferica agisce come master. Un comando Modbus contiene l’indirizzo univoco della periferica con la quale si vuole comunicare. Solo quest’ultima agirà sul comando, sebbene anche le altre periferiche lo ricevano. Tutti i comandi Modbus contengono informazioni di controllo, che assicurano che il comando arrivato sia corretto.
Modbus/TCP è molto simile al Modbus RTU, ma trasmette i pacchetti del protocollo dentro pacchetti di dati TCP/IP.
KONNEX
KNX è il primo standard di building automation aperto, coperto da royalty ed indipendente dalla piattaforma, approvato come standard europeo (EN 50090 – EN 13321-1) e mondiale (ISO/IEC 14543). Lo standard è stato sviluppato da KNX Association sulla base dell’esperienza dei suoi predecessori BatiBUS, EIB ed EHS.
Esistono due modalità di configurazione di un sistema KNX:
- Easy-Mode: riprende le specifiche di BatiBUS. (configurazione semplificata e personalizzata da ogni produttore)
- System-Mode: riprende le specifiche di EIB. (configurazione avanzata e standardizzata tra tutti i produttori)
Uno dei punti di forza del sistema KNX riguarda l’apposizione del marchio presente sui dispositivi, che non è una semplice dichiarazione del produttore, ma si basa sulle prove di conformità effettuate nei laboratori di KNX Association. Durante questi test si verifica non solo che il dispositivo supporti il protocollo KNX, ma che i suoi dati utili sono codificati secondo i tipi di dati standardizzati KNX. Ciò permette di realizzare impianti funzionanti anche mediante la combinazione di dispositivi di produttori diversi.
Il numero delle aziende membri dell’associazione KNX portano più di 7000 prodotti presenti sul mercato. Questa vasta gamma permette, per esempio, l’integrazione di alcune funzioni come il controllo di illuminazione, gestione dell’impianto di riscaldamento/ventilazione, monitoraggi degli allarmi, gestione energia e elettricità/gas, gestione d’impianti audio e video, oltre a permettere di accedere al sistema tramite rete LAN, reti telefoniche analogiche o cellulari per avere un controllo centrale o distribuito del sistema tramite PC, display touch-screen e smartphone.
Lo standard KNX prevede diversi mezzi trasmissivi, che possono essere utilizzati in combinazione con uno o più modi di configurazione in funzione della particolare applicazione.
- TP-1 (Twisted Pair, tipo 1): mezzo trasmissivo basato su cavo a conduttori intrecciati con bitrate di 9600 bit/s, proveniente da EIB. I prodotti certificati EIB e KNX TP-1 funzionano e comunicano fra di loro sulla stessa linea bus
- PL-110 (Power Line, 110 kHz): mezzo trasmissivo ad onda convogliata (power-line) con bitrate di 1200 bit/s, proveniente da EIB. I prodotti certificati EIB e KNX PL-110 funzionano e comunicano fra di loro sulla stessa rete di distribuzione dell’alimentazione elettrica
- RF (Radio Frequency, 868 MHz): mezzo trasmissivo in radiofrequenza con bitrate di 38.4 kbit/s, sviluppato direttamente all’interno della piattaforma standard KNX
- Ethernet (KNXnet/IP): mezzo trasmissivo diffuso che può essere utilizzato unitamente alle specifiche KNXnet/IP che permettono il tunneling di frame KNX incorporati in frame IP (Internet Protocol)
DALI
Il protocollo DALI (Digital Adressable Lighting Interface) si occupa principalmente di comandare l’illuminazione di un impianto domotico.
Lo standard DALI abilita l’indirizzamento, su di una linea, fino a 64 dispositivi con interfaccia DALI, e la composizione di questi dispositivi in 6 scenari luminosi (compresi valori di dimmerizzazione e tempi di transizione) e 16 gruppi luminosi (sono possibili assegnazioni multiple dei dispositivi).
Tutti i moduli possono dialogare tra loro in modo bidirezionale in quanto ognuno possiede un indirizzo univoco, chiamato short address. Per inviare un comando contemporaneo a più moduli si utilizza l’indirizzo del gruppo, chiamato group address. I comandi inviati su un bus DALI possono essere quindi indirizzati ad un singolo modulo, ad un gruppo oppure a tutti i moduli connessi (broadcast).
Le prime due tipologie di comando richiedono che i moduli connessi al bus debbano essere stati preventivamente configurati con gli opportuni indirizzi. Utilizzando un comando broadcast è possibile invece realizzare un controllo plug&play in quanto i moduli non devono essere configurati e possono lavorare con i parametri settati in fabbrica. Uno dei vantaggi di questa tecnologia risiede nel poter programmare via software gli indirizzi degli apparecchi e quindi riconfigurare velocemente il layout di utilizzo dell’impianto, evitando costose operazioni di ricablaggio.
Inoltre, la bidirezionalità del protocollo permette di avere un feedback sullo stato degli apparecchi, permettendone la gestione e manutenzione da postazione remota, per cui è possibile conoscere lo stato attuale del dispositivo e sapere l’usura o il valore esatto di dimmer per una lampada.
Il protocollo DALI è comunemente utilizzato per il controllo della luce funzionale, dove non è richiesta una particolare velocità di aggiornamento di stato delle sorgenti luminose. Tipica applicazione è il controllo manuale della luminosità oppure la regolazione automatica in funzione del contributo di luce naturale. Il numero limitato di indirizzi, il fatto che questi debbano avere una relazione biunivoca con i moduli sul bus e la scarsa velocità di banda disponibile rendono il protocollo DALI poco adatto al controllo di applicazioni architettoniche e scenografiche, tipicamente realizzate con apparecchi LED RGB e controllate tramite il protocollo DMX.
Il bus DALI è realizzato da una coppia di conduttori senza polarità ed ha una velocità di trasmissione dei dati pari a 1.200 bit/sec. Il cablaggio può essere realizzato con topologia libera, cioè con collegamenti in serie, in parallelo, a T o a stella. Si deve utilizzare un cavo dello stesso tipo impiegato per l’alimentazione degli apparecchi, e quindi non è necessario utilizzare cavi schermati e/o twistati. La sezione del cavo determina la lunghezza totale del bus (somma di tutti i vari rami).
I conduttori dedicati al segnale DALI e all’alimentazione possono essere integrati nello stesso cavo (pentapolare) e quindi, nel caso di due cavi dedicati, questi potranno essere stesi nella stessa conduttura.
L’alimentazione degli apparecchi è indipendente dal modulo di controllo e può essere lasciata sempre inserita in quanto, oltre alla regolazione, il bus DALI è in grado di inviare anche comandi di accensione e spegnimento.
LONWORKS
LonWorks è una tecnologia di comunicazione digitale su Bus creata per garantire in modo particolare prestazioni, affidabilità, flessibilità e una facile installazione o manutenzione di sistemi di automazione ad intelligenza distribuita.
La tecnologia si basa su un protocollo originariamente sviluppato da Echelon Corporation per dispositivi di rete o nodi che potessero comunicare utilizzando diversi tipi di connessioni fisiche come doppino, onde convogliate, fibra ottica, trasmissioni radio e il diffusissimo e noto TCP/IP.
Dati i vantaggi intrinsechi della tecnologia LonWorks, negli ultimi anni è sempre più spesso utilizzata in sistemi di gestione energetica, in particolare per ridurre i consumi energetici e allo stesso tempo abbassare i costi e la frequenza d’interventi di manutenzione.
Benché sia relativamente poco nota in Italia, questa tecnologia è molto utilizzata in Europa ed in tutto il mondo. Infatti, dall’inizio del 2009 sono circa 80 milioni i nodi installati con questa tecnologia. È utilizzato diffusamente oltre che nell’automazione di edifici anche in applicazioni industriali, di trasporto, controllo delle luci stradali e degli aeroporti, nei sistemi di telelettura dei contatori, nel controllo dei treni metropolitani, nei sistemi di sicurezza (anti-intrusione e controllo accessi) e di antincendio.
Il protocollo ha alcune caratteristiche che lo differenziano da altri standard:
- comunicazione paritetica tra nodi, cioè mancanza di un master che la gestisce. Ogni nodo comunica con gli altri in modo indipendente, e questo elimina singoli punti di guasto che potrebbero bloccare tutta la rete in caso di malfunzionamento
- collegamento su doppino non polarizzato a topologia libera, che consente di abbassare drasticamente i costi di installazione e messa in opera di un impianto
- possibilità di autenticazione dei messaggi con chiave a 48 bit già implementata a livello di protocollo, utile negli impianti di anti-intrusione e/o controllo accessi
- comunicazione ad eventi: i nodi normalmente trasferiscono le informazioni solo quando queste cambiano, pertanto viene ridotto di molto il traffico di rete e si possono utilizzare canali di comunicazione più lenti e meno costosi
- indipendenza di funzionamento dal livello fisico come previsto nel layer 1 dello standard ISO/OSI e dalla velocità del mezzo di trasmissione
- possibilità di comunicare coi nodi sia usando indirizzi fisici, sia logici (dominio/rete/sotto-rete) in modo equivalente a TCP/IP
M-BUS
Il protocollo MeterBus è standardizzato dalla norma EN 1434. Viene utilizzato per l’acquisizione di misure e totalizzazioni da misuratori di calore, energia, acqua, gas. Potenti e flessibili sono i gateway Meterbus/Modbus che consentono una facile integrazione dei dispositivi Meterbus in qualsiasi applicazione con PLC o SCADA.
Un master centrale – nel caso più semplice, un PC con un convertitore di livello – comunica attraverso un bus a due fili con le utenze (fino a 250 slave per segmento: contatori di calore, contatori di energia, contatori dell’acqua, contatori del gas e sensori ed attuatori di altro tipo).
Un numero sempre maggiori di costruttori implementa l’interfaccia elettrica M-Bus con il rispettivo protocollo applicativo nei loro contatori.
PROTOCOLLI PROPRIETARI
Tra i protocolli proprietari più utilizzati nel mercato italiano, possiamo citare quelli di:
- BTicino: “My Home”
- VIMAR: “By Me”
- CRESTRON: “CresNet”
- AMX: “AMX 192”
- LUTRON: “Lutron Integration Protocol”
- AVE: “Domus”
- COMELIT: “Simple Home”
Ovviamente la lista non è esaustiva, in quanto sul mercato italiano vi sono presenti una moltitudine di altri protocolli proprietari, quindi spetta al tecnico scegliere quale approfondire e conoscere meglio.
SENZA MANI…
I protocolli, standard e proprietari, citati prediligono come mezzo trasmissivo un mezzo “fisico”, qualsiasi esso sia il tipo. Negli ultimi anni una serie di fattori, la crisi dell’edilizia e in particolare delle nuove costruzioni, l’ascesa dell’uso da parte degli utenti di oggetti “Smart”, l’entrata nel mercato di Big Player come per esempio Google, Samsung ed Apple nel mondo delle Smart Home, sta portando ad un sempre maggiore utilizzo di tecnologie wireless.
In questo mondo “senza fili” esistono a loro volta una serie di protocolli di comunicazione che nel tempo hanno raggiunto caratteristiche standardizzate e che in particolare, viste le sempre maggiori richieste di efficienza energetica, hanno raggiunto valori bassissimi di consumo di energia.
Ecco alcuni dei principali standard wireless.
ZIGBEE
Parente del Bluetooth, sfrutta onde radio per la trasmissione di dati, ma è molto meno energivoro. Inoltre, è progettato per creare reti radio a nodi indipendenti con estensioni fino ad 1km. Anche i costi del trasmettitore sono inferiori, però la velocità di trasmissione limitatissima. La distanza massima tra un nodo e l’altro è limitata a circa 75 metri. Il successo di questa tecnologia è dovuto alla sua plasmabilità nella progettazione di impianti.
ZigBee è in prima linea nello sviluppo dell’internet delle cose, grazie alla sua capacità di creare reti multi-nodali interconnesse, che si sposano con le esigenze di questo nuovo universo in sviluppo.
BLUETOOTH
Molto utilizzato per comunicazioni a breve raggio ( minori di 10 metri ), è una tecnologia che sfrutta le onde radio ad alta frequenza. Negli scorsi anni ha avuto una forte espansione, ma in tempi recenti ha subito una brusca frenata a causa della scarsa larghezza di banda e dell’incredibile rivalutazione economica a ribasso di tecnologie come Wi-Fi Direct, che ne mettono in discussione la convenienza.
La sua evoluzione, in ottica di efficienza energetica, lo ha riposizionato sul mercato con la versione 4.0 (LE-Low Energy), ormai integrata in molti dispositivi mobili di consumo, avidi di risorse energetiche. In ogni caso, rispetto alle connessioni seriali e alla Wi-Fi risente parecchio di una velocità di trasmissione non così elevata, molto richiesta invece anche a causa dei flussi streaming audio-video.
Z-WAVE
È un protocollo wireless progettato appositamente per la domotica, il cui ambito di utilizzo comprende l’automazione negli ambienti residenziali, commerciali, ricettivi e assistenziali e le cui applicazioni spaziano dalla domotica alla telesorveglianza e alla telemedicina, per continuare con l’intrattenimento domestico, il controllo accessi, i sistemi di efficientamento e di risparmio energetico.
Venne inizialmente sviluppato nel 2001 dalla startup danese Zen-Sys; con il tempo è diventato uno standard internazionale per la realizzazione di reti mesh interoperabili e a bassa potenza. Il protocollo supporta la comunicazione bidirezionale tra i dispositivi abilitati, permettendo a prodotti di costruttori diversi di funzionare assieme in modo trasparente. Z-Wave utilizza un flusso di dati ridotto per scelta progettuale. Questa scelta permette di ottenere una comunicazione a bassa latenza con una velocità di trasmissione dei dati fino a 100 kbps. Esso fa dell’interoperabilità dei prodotti di diversi costruttori uno dei propri punti di forza e persegue tale obiettivo anche tramite un processo di certificazione dei dispositivi. L’ecosistema Z-Wave annovera più di mille prodotti certificati; opera attorno ai 900 MHz e l’utilizzo di tale banda di frequenze permette di evitare le interferenze con sistemi Wi-Fi, Bluetooth e con gli altri sistemi che operano nella banda dei 2.4 GHz ed inoltre fa si che il segnale Z-Wave attraversi le pareti degli edifici con maggiore facilità rispetto al segnale Wi-Fi, assicurando una trasmissione dei messaggi più efficiente ed affidabile.
ENOCEAN
EnOcean è una tecnologia wireless utilizzata principalmente nella costruzione di sistemi di automazione, ma che viene anche applicata nel settore industriale, dei trasporti, della logistica e alle case intelligenti. I moduli basati su tecnologia EnOcean combinano convertitori a micro energia con elettronica a bassissima potenza e consentono una comunicazione wireless tra sensori senza batteria e senza cavo e interruttori, controllori e gateway.
Nel marzo 2012 questo standard è stato ratificato come standard internazionale ISO/IEC 14543-3-10 ovvero ottimizzato per soluzioni wireless a bassissimo consumo energetico e a recupero di energia.
I Prodotti EnOcean (sensori e interruttori della luce) sono progettati senza batterie ed esenti da manutenzione. I segnali radio provenienti da questi sensori e interruttori possono essere trasmessi in modalità wireless su una distanza massima di 300 metri all’aperto e fino a 30 metri all’interno degli edifici.
I pacchetti dei dati wireless EnOcean sono relativamente piccoli, essendo lunghi solo 14 byte e sono trasmessi a una velocità di 125 kbit/s. Il segnale a radio frequenza è trasmesso solo per un secondo, riducendo così la quantità di potenza richiesta. Tre pacchetti vengono inviati a intervalli pseudo-casuali riducendo la possibilità di collisioni dei pacchetti inviati in RF. Moduli ottimizzati per applicazioni di commutazione trasmettono pacchetti di dati aggiuntivi sul rilascio di interruttori a pressione, consentendo altre funzioni come attuare l’oscuramento della luce.
Le frequenze di trasmissione utilizzate per i dispositivi sono 902 MHz, 928.35 MHz, 868.3 MHz e 315 MHz .
RIFLESSSIONE FINALE
Da quanto abbiamo illustrato si possono evincere alcune riflessioni importanti:
- Il mercato offre una grandissima quantità di soluzioni, standard e proprietarie, quindi è fondamentale che tecnici ed installatori acquisiscano informazioni e si mantengano costantemente aggiornati sugli sviluppi dei protocolli e dispositivi
- In ambito residenziale si va incontro ad anni in cui probabilmente il mercato principale sarà quello della ristrutturazione e della riqualificazione energetica. Quanto detto nel punto precedente sarà quindi fondamentale per riuscire nella realizzazione di impianti che probabilmente prevedranno l’integrazione di più protocolli ed anche di più mezzi trasmissivi per permettere la modifica e l’ampliamento di impianti già esistenti
- A questo mercato si sta “aggiungendo” il mercato dell’IoT (Internet of Things), questo comporta e comporterà sempre più tipi diversi di integrazioni. Il numero e il tipo delle “informazioni” provenienti dal sistema impiantistico verranno quindi integrate a quelle provenienti dai dispositivi IoT, permettendo la creazione di logiche di self-learning basate sull’utente specifico
Articolo tratto dalla rivista “GIE – Il giornale dell’Installatore Elettrico” di Elettricoplus